lunedì 27 ottobre 2014

provini - I gemelli, Vincenzo Maffi

I gemelli
Vincenzo Maffi


L'aurora rischiarava le sagome dei palazzi della città. Iniziava ad albeggiare e una luce brillante rendeva tutto più definito, netto. La notte stava ritirando veloce il suo buio, come se il sole prepotente volesse scacciar via le tenebre. Elena socchiuse gli occhi e respirò a fondo l'aria ancora

frizzante della notte. “E' ora di muoversi”, disse.

Mi devo sposare con quest’uomo che mi dorme accanto da vent’anni. Vent’anni: un battito di ciglia!

Se penso a quando ci incontrammo, forse dovrei fuggire, invece….Sono stati anni intensi, ricchi di emozioni sempre diverse, sempre più profonde ; è stato il mio grande amore, quello che fa fare pazzie come sposarsi, oggi, dopo tanto tempo vissuto insieme.

Ci sarà anche “lei” abbandonata il giorno del loro matrimonio; non sarà che quest’uomo sia un nubendo seriale ? Uno che prende il meglio da noi donne e poi ci lascia, proprio il giorno sacrificale in cui ci leghiamo davanti a Dio o alla Legge ?

Ero nella sartoria di mio padre, aprii una porta, convinta di trovare papà ed, invece, eccomi davanti un uomo bellissimo, in mutande, abbronzato, con i capelli neri ricci, una divinità in casa mia.

“Scusi…”- sussurrai - “ma… tu sei Massimiliano.”

“Mi spiace per lei, …per te . Sto aspettando che il mio tight sia pronto e sono rimasto così…Come fai a conoscere il mio nome?”

“ Sei il famoso Massimiliano di cui parlano tutte le donne della città e non ti ricordi di me?”

“Si, ma non credo sia un evento straordinario, veramente. Quando ci siamo conosciuti? Non sembri una delle mie ragazze, poche, solo due al giorno di media, forse tre, ma non riesco a ricordare, anche se il tuo viso mi dice qualcosa”

“Qualcosa? Mi hai messo incinta e, per te , sono qualcosa?”

“Ti ho messo incinta? Forse ti confondi, bada che già sono in ansia io, se poi mi compare una paranoica che dice che l’ho ingravidata, altro che attacco di panico…”

“Sei proprio bello, da sfiorare, da accarezzare come nel…”

“Tu devi essere pazza….”

“Si pazza d’amore per te, che mi hai portato alla spiaggia dopo la festa di Claudia, per i suoi diciotto anni e che mi hai donato due splendidi gemelli”

“Due gemelli? Signorina io non so chi sia lei, ma non ci sta con la testa…signor Luigi?”

“Non può sentire, qui le stanze sono insonorizzate per evitare che altri clienti ed il personale possa sentire le confessioni che vengono fatte a mio padre e che divengono un segreto professionale come dal medico o dal sacerdote; dovrai sentire me, la mia, la nostra storia”

“Guardi, signorina non vale la pena giocare con le emozioni altrui: io davvero non la conosco, se avessi avuto una relazione con lei dovrei ricordarmelo; poi potrei ribaltare il tutto. Se l’avessi messa incinta perché tenermi all’oscuro di tutto? Se fossi il vero padre dei suoi gemelli, potrei avere anche delle aspettative, dei diritti e dei doveri….Quanti anni hanno?”

“Tre, dovresti saperlo”

“A quei tempi ero in America, a Boston, quindi…”

“Anch’io ero a Boston in quel periodo. Non ti ho mai chiesto nulla perché i gemelli sono i miei e solo io posso sapere chi è il loro pad….”

“Quindi non sei sicura che io sia il padre…chissà con quanti sei stata…”

“Questo per l’insolenza”, disse Elena mollandogli uno schiaffo inaspettato ed assestato come un colpo magistrale a tennis.

“Tu pensi di essere interessante volendo far credere di avere due o tre donne al giorno pronte a soddisfare le tue necessità, poi, da squallido maschilista, insinui che io conduca una vita relazionale come la tua, ovviamente con un’accezione negativa. Sai cosa ti dico? Che sei meno di una cacca di cane calpestata. Sei solo un bell’oggetto da guardare, ma come tutti gli oggetti senza possibilità di parlare.

Comunque stai tranquillo, tu non sei il padre dei miei gemelli, che ti consegno perché utili alla prova della camicia- disse Elena – consegnandogli un paio di gemelli in oro e lapislazzuli.

Dovevo consentire a papà di avere più tempo da dedicare al tuo abito, così mi sono inventata tutto per distrarti e cercare di farti rilassare…”

“Ed un uomo si rilassa sentendosi dire che è il padre di due gemelli? Non devi avere molto sale in zucca”

“Infatti” – disse baciandolo dolcemente sulle labbra, riuscendo a frastornarlo.

“Ecco il tight…scusate”

“Entra pure, papà . E’ tutto tuo, o quasi…”- continuò Elena uscendo veloce dalla stanza.

La sera scendeva a ricoprire le case con le sue ombre quando squillò il telefono di Elena.

“Sono Max, ti andrebbe di uscire a cena ? Dobbiamo anche parlare dei gemelli, non credi?

Ti passo a prendere alle otto.”

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