lunedì 27 ottobre 2014

provini - Mitomanie, Riccardo Gavioso


Mitomanie
                                      Riccardo Gavioso

L'aurora rischiarava le sagome dei palazzi della città. Iniziava ad albeggiare e una luce brillante rendeva tutto più definito, netto. La notte stava ritirando velocemente il suo buio, come se il sole prepotente volesse scacciar via le tenebre. Elena socchiuse gli occhi e respirò a fondo l’aria ancora frizzante della notte. Era ora di muoversi si disse.

Più tardi avrebbe dato disposizioni per il viaggio ad Afrodita, ma ora voleva restare sola e riflettere. Si recò nei giardini della reggia e osservò i fiori bagnati di rugiada. Erano meravigliosi, pieni di vita, eppure così monotoni nella loro ricercata diversità. Colorati, eppure grigi come le sue giornate, in cui le risa delle ancelle e dei figli ormai si rincorrevano senza raggiungerla.

Vide un’ombra muoversi sotto le mura e pensò di chiamare le sentinelle, ma l’uomo che veniva verso di lei sembrava innocuo e fu immediatamente incuriosita dalla strana foggia del chitone che indossava e dai ripetuti fregi a tre strisce che lo impreziosivano.

- Di chi sei figlio, straniero?

- Piacere, Antonio…

L’uomo fece un passo in avanti, calpestando alcuni fiori, e allungò la destra. Lo sguardo di Elena si fece malevolo come quello di un aspide

- Fermo lì o chiamo le guardie!

- Guardie anche qui… facevo prima a restare dov’ero!

- Lo credo anch’io, ti potrebbe costare la vita avere oltrepassato le mura di Sparta.

- Sparta…

- Certamente, la città del Peloponneso preferita dagli Dei.

- Peloponneso… beh, non facciamola tanto lunga: zingari!

- Zingari?

- In ogni caso extracomunitari… Lei dovrebbe essere Elena di Troia, vero…

- Che cosa ridicola: sono Elena, figlia di Leda e di Tindaro, moglie di Menelao!

- Allora questa storia del “figlio di” è un ossessione… e, detto tra noi, non so nemmeno fino a che punto le possa davvero convenire…

- Taci straniero e dimmi piuttosto come hai fatto a varcare le mura.

- Guardi Signora, ieri sera sono entrato nella biblioteca del carcere per vedere se avevano qualche numero della Gazzetta… Niente, ma in compenso ho visto un libro, “Miti e Leggende”, e ho pensato che fosse quel famoso supplemento sui grandi campioni del passato che quel “trota” di mio figlio aveva imprestato a un amico e non si era più visto. Beh, lo sfoglio per cercare la storia di Diego Armando e invece ho trovato la sua. Faccio per chiuderlo, ma l’occhio mi cade sulle prime righe, “La donna più bella del mondo”, e mi dico vuoi vedere che è la storia della Ferilli… Non era la storia della Ferilli, e per di più eccomi qua!

- Straniero, dove hai trovato l’ardire di fissarmi… sicuro di sapere i perigli cui vai incontro?

- Non so molto di Perigli, a meno che non sia quel campioncino delle giovanili del Padova, ma devo dire che effettivamente non siete affatto male.

-Affatto male !…affatto male alla donna per cui si è sacrificato un cavallo e sulla sua pelle i tutti i principi della Grecia, si sono giurati fedeltà e reciproco sostegno pur di avermi in sposa!

- Ma siete proprio barbari, far fuori una povera bestia: quando capitano queste cose, si risolve con una comproprietà, con un diritto di riscatto o con un prestito oneroso…

- Non ti comprendo, straniero. Piuttosto dimmi perché attendevi si compisse il tuo destino tra le umide mura di una cella..

- Quell’imbecille di mio cognato, prima mi convince a vendergli la ruspa senza farmi vedere un soldo, poi ci tiene svegli tre mesi, notte e giorno a saldare e rivettare con quegli altri quattro fessi amici suoi, poi i Carabinieri all’alba che vogliono sapere se il carro armato è mio, e quando chiedo quale carro armato, mi dicono di seguirli e anche in malo modo.

- Un carro alato… non essere ridicolo, straniero, devono passare ancora secoli prima che qualcuno tiri fuori questa storia. Piuttosto tu affermi di conoscere la mia…

- Beh, a parte questa sua avversione per gli stranieri, condivisibile ma fastidiosa, non posso aiutarla, avevo appena iniziato a leggere… però le consiglio di non partire per il tempio, posto mal frequentato, figli di papà sfaccendati che si attaccano a ogni gonnella che passa, poi arrivano i giornalisti, capaci che non s’informano bene e scrivono “rapimento” …oltretutto, ho letto che per lei sarebbe il secondo… qualcuno dirà che faceva prima ad andare ad Arcore.

- C’è un tempio anche ad Arcore?

- No, un condominio!

- E la mia storia come dovrebbe proseguire, ridicolo oracolo…

Antonio trovava offensivo il modo di rivolgersi a una persona educata al par suo, ma avendo intravisto degli uomini armati di lunghe picche, preferì accantonare le rimostranze.

- L’Iliade… l’Iliade… è passato un po’ di tempo e temo di averla studiata sul Bignami, ma è fortunata, per punizione ho dovuto imparare a memoria l’inizio… Vediamo: “ Cantami, o Diva, del Pelide Achille l’ira funesta che infiniti lutti addosso agli Achei”… poi ricordo solo un cavallo armato, evidentemente anche tra voi non mancano i cognati, un incendio e un numero di morti da far invidia a Tarantino…

- E chi avrebbe avuto l’impudenza di scrivere la mia storia?

- Un tale, Omero, si dice fosse cieco, ma, secondo me, era solo il primo falso invalido.

Elena rimase a chiacchierare con Antonio, fino a quando lo straniero non sparì come la rugiada dai fiori. Misteriosamente, avevano riacquistato tutto il loro splendore e anche Menelao, al cospetto di Antonio, le parve di nuovo il più desiderabile degli uomini.

E poi andiamo, si disse, fuggire con un “tronista”…

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