lunedì 27 ottobre 2014

provini - Uno stupido incipit, Antonio Milicia

UNO STUPIDO INCIPIT
Antonio Milicia



“L'aurora rischiarava le sagome dei palazzi della città. Iniziava ad albeggiare e una luce brillante rendeva tutto più definito, netto. La notte stava ritirando veloce il suo buio, come se il sole prepotente volesse scacciar via le tenebre.

Elena socchiuse gli occhi e respirò a fondo l'aria ancora frizzante della notte.”

«E questo sarebbe un incipit? E' ora di muoversi.»

Si disse.

Era ora davvero di muoversi, di smetterla di perdere tempo a cercare gloria nell’ennesimo di quei concorsetti senza storia e senza speranza, nei quali le idee germogliavano sì a quintali, ma poi erano costrette a crescere strisciando sulla terra confondendosi con le zolle come i tralci di una vite senza tutore.

Le sue idee in fondo questo erano. Erano come i complicati tralci ed i viticci di una rigogliosa pianta di uva zibibbo, che a primavera metteva su una florida vegetazione, ma che non trovando nessun sostegno a cui appoggiarsi e svilupparsi era costretta a farsi miseramente spazio nella nuda terra zollosa, dove quei tralci diventavano lunghi rami flessuosi, ma troppo deboli per stare in piedi da soli, destinati così a poco a poco a restare seppelliti sotto le erbacce che la infestavano, mentre i dolci chicchi di quei grappoletti che dai tralci nascevano si inacidivano in fretta a contatto col terreno, senza che nessuna bocca arrivasse in tempo a succhiarne il prelibato nettare.

E così a strisciare per terra era il suo primo ebook,che lui speranzoso aveva pubblicato quella primavera, anzi, auto pubblicato, dopo aver passato ore insonni a leccare lo schermo del suo desktop cercando di assemblare le parole più scelte e le metafore più suggestive, e poi ancora ore per capire come trasformare quelle sue brillanti parole in quei complicati file dal nome così ridicolo: epub, mobi… e metterle in rete.

Ma rete era la parola giusta, perché quei suoi preziosi frutti rubati al sonno ed al lavoro la rete poi li imprigionava, seppellendoli nell’anonimato tra migliaia di altri libri digitali, morti prima ancora di nascere.

Le aveva tentate tutte, beh, quasi tutte: con gli amici, con i parenti, con i conoscenti, con gli amici dei social network. Gli sembrava incredibile che con un prezzo così basso, meno di un euro, quasi tutti gli promettessero illusoriamente di scaricare il suo ebook e leggerselo al più presto, e perché no, aggiungere un commento e magari cucirgli qualche stella nelle recensioni, mentre i risultati invece restavano inchiodati lì, nelle cinque vendite in un mese a 0,86 euro del suo Morsi di Morte, e nel grafico miseramente piatto che ormai dormiva disteso da settimane come un serpente in letargo, che lui malignamente associava all’encefalogramma dei suoi potenziali lettori, in realtà sbeffeggianti traditori.

La verità è che tutti avevano una scusa per non leggerlo, si diceva, perché magari non lo trovavano propositivo, o vincente. Magari si scocciavano pure di dargli importanza, e poi ormai c’era tanto da scaricare nel web, centinaia di scrittori conosciuti a pochi euro, a cui lui non poteva portare neanche l’infradito.

E così tra i suoi sfoghi silenziosi e le sue depressioni celate, perché non voleva orgogliosamente far capire quanto fosse veramente deluso non tanto dagli altri, ma da se stesso, aveva tentato la strada alternativa dei concorsi. E quanti ce n’erano nel web, con i nomi più improbabili e distribuiti dappertutto come coriandoli nella carta geografica dello stivale.

Li cercava nei siti e ne saggiava le potenzialità, ma la maggior parte si limitava alla targa ricordo con dedica sfregiata o alla scultura scheggiata dell’artista locale, che poi gli veniva il rimorso di partecipare e magari anche vincere, con l’obbligo morale di andarsene fino a Cuneo per ritirare un cesto di salumi messo in palio dalla premiata ditta di turno.

Però la magia di vedere il numero uno davanti al suo nome lo affascinava troppo, e magari con qualche timida scusa, una volta sul palco poteva scivolare in mezzo alle altre qualche parola per pubblicizzare il suo ebook ormai a serio rischio di putrefazione.

Certo il suo sogno era il vero concorso, quello che sanciva l’apogeo dell’esordiente, il Premio Calvino. Ma chissà. Il prossimo anno, se gli veniva l’idea buona e la metteva giù, anche se il suo genere col Calvino poco ci azzeccava, però poteva sempre sterzare la vena giusto per una volta.

I mezzi era sicuro non gli mancassero, almeno, stando alle prese per il cosiddetto che gli arrivavano dalle case editrici per il libro che aveva scritto nel giro di un anno: Sei personaggi in cerca di editore l’avrebbe potuto intitolare ormai, e non Contrada, che poi perché proprio questo titolo così amorfo, che si era infilato come un chiodo nel suo cervello?

Era rimasto scandalizzato da come funzionava il sistema per gli esordienti, eppure gli avevano risposto case che, insomma, alcune davvero non l’avresti mai detto, e quando erano arrivate le lettere con le proposte di contratto, belle gonfie di carta da far ben sperare, poi alla fine il bluff era sempre lo stesso, che iniziava col solito blandire: Gentile autore, abbiamo letto con interesse la sua opera, la riteniamo meritevole e siamo disposti a pubblicarla nella nostra collana bla, bla… ma poi la mazzata… a patto che lei acquisti tot copie, con pagamento anticipato e vincolante per la pubblicazione.

Bello così! Complimenti! Alla faccia della casa editrice, mi pubblica ma con i soldi miei, e magari ci guadagna pure.

E adesso nell’Isola del libro di Magla aveva trovato quest’ennesima spiaggia, non certo l’ultima, ma la grafica colorata e divertente del sito lo stuzzicava, perché no? Si disse.

6.000 battute, uhm… pochine davvero per sviluppare una storia sterzata delle sue. Non capiva mai perché certi concorsi fossero così stitici con lo spazio da concedere. Ma tant’è. Però sto fatto dell’incipit a tema!

Ma quando mai ad uno scrittore si impongono i ceppi mentali di uno stupido incipit? Lui mai avrebbe scritto un racconto partendo dall’incipit già scritto… però, uhm… forse il modo c’era per aggirare quell’ostacolo, si disse, e cominciò a scrivere.

E giusto per scherno alla fine le battute si rivelarono 6.208, che ci provassero pure ad eliminarlo, non mancavano le isole e le spiagge nel web.

Nessun commento:

Posta un commento