Frammenti di vita
Cosima Sciannimanico
Una leggera brezza soffiava sul suo volto.
Non ricordava esattamente cosa fosse accaduto: a dire il vero ricordava a malapena il suo nome.
Non riusciva a percepire nemmeno il suo stesso corpo, e sebbene non provasse alcun dolore, si sentiva incredibilmente inquieta.
Cosa stava accadendo?
Piano, provò ad aprire gli occhi sbattendo più volte le palpebre per
abituarli alla luce, ma subito li richiuse. La luce che la circondava
era così intensa da farli quasi lacrimare. Probabilmente era morta … Oh
sì, lo era sicuramente, pensò tra sé.
- Avanti, pigrona, apri gli
occhioni belli. Non credi di aver dormito abbastanza? - disse una voce
maledettamente familiare al suo fianco.
- Io… non ci riesco. - sussurrò lei con un filo di voce.
- Suvvia, l’unica a decidere di riuscirci o meno sei tu, quindi apri gli occhi e guardami.
Sapeva benissimo che la sua presenza al suo fianco poteva significare solo una cosa... e cioè, che era morta sul serio.
La mano ferma di lui prese la sua.
- Sarah… Avanti, principessa, apri gli occhi.
Lei si morse un labbro e trattenendo il fiato, cercò di aprirli piano.
In un primo momento li fessurizzò, così da poter mettere a fuoco l’unica figura che rompeva tutto quel paradiso di luce.
Quando ci riuscì, sentì il sangue gelarsi nelle vene.
Gli occhi azzurrissimi di lui erano sempre gli stessi ed anche i
capelli biondi che ricadevano a tendina sugli occhi. Il sorriso gli si
allargò ancora di più.
- Ecco la mia Sarah. - commentò semplicemente.
- Matteo… Tu… non puoi essere davvero qui... Tu sei…
- Morto? Ma dai, Sarah. Alla fine la morte cos’è? Solo una limitazione
mentale a cui diamo il nome quando ancora il cuore scandisce i suoi
battiti, quasi come fosse un orologio svizzero. - continuò lui,
sfoderando il suo solito sorriso sghembo.
Gli occhi le si velarono di lacrime.
- Mi sei mancato così tanto…-
Lui si protese in avanti stringendola tra le braccia.
- Era perché non riuscivi a sentirmi. La tua mente era così piena dei
piccoli problemi, che ai tuoi occhi sembravano insormontabili, da non
accorgerti che io sono sempre stato qui, al tuo fianco. - disse lui
dolcemente, quasi sussurrandoglielo.
- Ma se io sono qui con te, significa che sono morta, vero?
Temeva la risposta di lui più di qualsiasi cosa.
- Ancora con questa storia? Smettila di pensare alla morte. Qui non
esiste nulla, non vi è una scadenza come per i medicinali. Ci sei tu e
ci sono io. E se ti sbrighi ad alzarti, ti porto a vedere altre cose.
Ecco un'altra risposta enigmatica, tipica di Matteo.
Probabilmente non voleva dirglielo perché aveva capito quanto temesse la cosa?
- Non provare a dire che non ci riesci, sai! Dammi la mano. - continuò lui allungando la sua verso di lei.
Il punto è che Sarah davvero temeva di non farcela. Non riusciva a
sentire il suo corpo, quasi come se la sua stessa anima fosse un mero
ospite di quell’involucro inanimato.
Senza nemmeno rendersene conto,
la sua mano aveva già preso quella di lui, che tirandola dolcemente
riuscì a farla mettere in piedi. Solo allora voltò lo sguardo per vedere
cosa la circondava e restò davvero senza fiato.
Una distesa verde
si estendeva per chilometri sotto di loro e tutto era macchiato da fiori
di mille colori ed alberi di ogni tipo. L’aria profumava di buono e
dava una sensazione di pace e serenità senza eguali. Più in là poteva
scorgere una scalinata, che in mezzo a quella meraviglia di colori
sembrava quasi portasse in paradiso, mentre alla sua destra c’era un
laghetto con una piccola cascata.
Ricordava di aver visto quel posto solo in fotografia, e la sensazione era stata completamente diversa.
- The Butchart Gardens… avevo promesso che ti ci avrei portata un
giorno, ed eccoti qui. Bello, no? - chiese lui, mentre la ragazza ancora
non riusciva a dire mezza parola.
Dopo un po’ si riscosse, tornando a guardarlo.
- Io… Wow, è tutto così meraviglioso da sembrare quasi un dipinto… - rispose infine.
- Il mondo ha così tanti bei luoghi che aspettano solo di essere visti... Vieni con me.
Così dicendo le prese la mano camminando lentamente verso un sentiero
contornato da archi pieni di fiori dalle diverse tonalità di rosa.
-
Sai, principessa… come ti ho detto, non ho mai smesso di esserti al
fianco e di seguire tutti i tuoi passi. Quindi, voglio farti un paio di
domande, sei pronta?
Lei annuì.
- Bene, io ti conosco meglio di
chiunque altro, eppure alle volte non sono riuscito davvero a capire
determinate cose che hai pensato o fatto. Tipo: nonostante tutti i
problemi che hai dovuto affrontare, come hai potuto pensare di essere
sola? Come hai potuto non guardarti attorno e vedere che per tutte le
persone che ti danno addosso, ce ne sono almeno il doppio pronte a
sostenerti?
La ragazza sospirò profondamente prima di rispondere.
- Non sono più la stessa Sarah che hai lasciato. Sono diversa… Più
segnata, più debole... e sinceramente, anche se sono sicura che ci sono
persone che mi amano, so per certo di non essere indispensabile per
nessuno di loro.
Lui scosse la testa con forza.
- Il punto è che
non ti rendi conto di quanto tu sia indispensabile per te stessa. Alle
volte abbiamo la risposta a tutte le domande proprio sotto gli occhi, ma
non riusciamo a vederle.
Indicò un punto in lontananza, proprio
dove la distesa multicolore del giardino incontrava il cielo mentre il
sole, piano, si ritirava per lasciare spazio alla notte.
- Cosa te ne pare? Non trovi che sia uno spettacolo meraviglioso? - le chiese girandosi a guardarla.
Il sole cominciava a calare lentamente, prendendo tonalità
dall’arancione al rosso e di tanto in tanto si nascondeva dietro piccole
nubi, illuminandone i profili, donava al panorama intorno un’aria
completamente diversa da quella che aveva all'inizio, quando il sole era
alto nel cielo.
- Lo vedi? È semplicemente un tramonto, no? Eppure
lo percepisci in modo diverso da come hai fatto sino ad ora. Perché non
ti sei mai resa conto di quanto bello ed importante fosse, lo davi per
scontato; era così solo perché lo avevi sotto gli occhi tutti i giorni. È
questo il significato della vita stessa: devi prestare attenzione anche
alle piccole cose perché proprio quelle di cui magari non ti rendi
nemmeno conto possono farti capire quanto tu sia importante.
Le sue
parole l’avevano toccata così profondamente che le lacrime avevano
cominciato a solcarle le guance senza che potesse provare a fermarle.
- Adesso è comunque troppo tardi… Io non posso tornare indietro… - disse lei con voce flebile.
- Perché no?! Nonostante fino a prima di ritrovarti qui tu desiderassi
morire, quando sei arrivata temevi anche solo sentirti dire che c’eri
riuscita. Dentro di te c’è ancora quella voglia di vivere che ti spinge a
sperare e credere, solo che non riuscivi a sentirla.
- Cosa devo fare adesso? Come posso tornare indietro? - chiese, fissandolo intensamente.
- Basta desiderarlo… ripeti con me. IO VOGLIO VIVERE.
Lei chiuse gli occhi e ripeté prima piano, e poi via via con maggior vigore:
- Io voglio vivere… VOGLIO VIVERE!
L’immagine del ragazzo, seguita da tutto il resto, iniziò a sbiadire piano.
- Ce l’hai fatta principessa e ricorda… Sii forte e vivi al massimo anche per me… Ti terrò sotto controllo, sai?
Lei annuì alzando il pollice e poi gli regalò un sorriso fra le
lacrime, fino a quando quello di Matteo, i Butchart Gardens e tutto il
resto sparirono del tutto.
Quando riaprì gli occhi, incrociò lo sguardo di sua madre, pieno di lacrime e poi quello dei suoi fratelli e delle sue amiche.
Era in ospedale e poco alla volta cominciò a ricordare l’incidente che l’aveva condotta lì.
- Il medico ha detto che è stato un miracolo, e che solo la tua forza
di volontà avrebbe potuto salvarti... - le disse sua madre poco dopo.
La sua forza di volontà, unita ad un piccolo aiuto del suo migliore amico di sempre: era quello il vero miracolo, pensò.
Non importava quanto forti fossero i dolori che sentiva in quel
momento, quello che contava davvero, era il fatto che fosse ancora viva.
Voltò lo sguardo verso la finestra e sussurrò piano:
- Grazie Matteo…
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