martedì 23 dicembre 2014

semifinale - Gli amanti / tre movimenti, Andrea Khaldi

Gli amanti / Tre movimenti
Andrea Khaldi “Rumigal”

Il ragazzo è in piedi accanto all’albero, sopra la collina. Osserva la Città che si stende in lontananza. Allunga la mano davanti a sé, e racchiude tutto il panorama tra le dita, come fosse un giocattolo o una foto. Non un luogo in cui esistono migliaia di persone.

E poi schiaccia le dita.

La ragazza lo guarda, seduta nella macchina che hanno rubato un giorno fa. Sul sedile di dietro c’è ancora il sangue della donna che era alla guida. Lui le ha sparato un colpo in testa dopo averla fatta accostare con una scusa. Hanno messo il cadavere dietro, per poi gettarlo in un dirupo, qualche miglio dopo.

La ragazza lo guarda innamorata, con in mente la sua promessa, le parole di lui che risuonano come un vangelo.

1

Il tempo è una grandezza relativa. La grande menzogna dell’Occidente è stata il credere nell’esistenza degli Assoluti. Ti dicono che il tempo può essere misurato con un orologio. Ma in realtà ciò che misuri è una convenzione. Il tempo andrebbe misurato con le emozioni, con una clessidra emotiva. Di momento importante a momento meno importante.

La famiglia e la società sono cancri. Ma ti dicono che sono il luogo dove riceverai protezione.

Quindi ti spingono ad amarle.

Ma il ragazzo invece aveva rotto questo cerchio infinito di nulla.

Era giunto con la sua filosofia di equilibrio nuovo, di distruzione come metodo e non come reazione.

“L’essere umano nasce libero come le nuvole. Viene incarcerato ed incatenato da segni e forme e convenzioni che ne impediscono la crescita. “Colui che pratica la generosità senza basarsi su forme e segni raggiungerà una felicità che non può essere concepita né misurata!”.

Allora io dico che il primo passo deve essere l’abbandono dei segni e delle forme. L’eliminazione dei confini sociali e dei limiti personali.

Allora io dico, che la famiglia va scelta e la società va costruita dalle basi.”

E così in Occidente il tempo dicono sia una grandezza oggettiva.

Eppure non ci è voluto molto, a tagliare le gole di sua madre e suo padre, mentre dormivano.

L’ultima gentilezza della ragazza, il non far capire loro cosa stava succedendo.

Perché in fondo non è mica un mostro.

2


La radio gracchia non riuscendo a beccare il segnale giusto. La macchina sfreccia sulla strada, nell’aria chiara di questa estate. A volte guardando le nuvole si ha l’impressione che assumano forme di animali o di oggetti, come volessero parlarci di qualcosa.

La ragazza allora prova a leggere il linguaggio delle nuvole bianche nel cielo azzurro. Un cuore limpido e puro. Un uccello che spiega le ali. Un grosso albero che copre il mondo con le sue fronde.

Ma il mondo è percezione. La realtà non esiste. Il suo mondo è dunque libero.

La radio gracchia ancora quando si fermano a fare benzina.

La sfortuna dell’uomo che infila il tubo nel beccuccio del serbatoio sta nell’accorgersi del sangue sul sedile posteriore, mentre il cielo si tinge dell’arancio del tramonto.

Il ragazzo scende dalla macchina e lo guarda, mentre finisce di riempire il serbatoio.

L’uomo lo ripone al suo posto, per poi voltarsi e ritrovarsi a guardare il ragazzo con una pistola in mano. Non gliela sta puntando contro, ma la simbologia è evidente.

“Voglio che lei mi dica il suo nome.”

L’uomo non risponde subito. Il ragazzo ripete la domanda.

“Voglio che lei mi dica il suo nome.”

“Samuel. Samuel Garlando.”

“Samuel Garlando, voglio che lei mi racconti la sua vita. Che mi racconti le cose importanti che ha fatto. Il filo rosso che lo ha condotto dal momento della nascita ad oggi, davanti a me.”

Il Signor Garlando rimane ancora in silenzio. Poi inizia.

“Sono nato in questa Città, 56 anni fa. Ho ereditato questa pompa di benzina da mio padre e mia madre, quindi non ho avuto molte scelte. Lavoro qui da sempre. Non mi sono mai sposato, perché in fondo chi mai accetterebbe di vivere questa vita? Figli? Neanche uno, ovviamente. Questo luogo morirà con me. Suppongo che morirà oggi, dico bene?”

Il fumo esce dalla canna della pistola, l’odore particolare che colpisce le narici liberandole.

Il ragazzo si china sul corpo di Samuel Garlando.

Adesso è libero, sussurra.

La ragazza guarda le nuvole che sembrano immobili nel cielo prima della sera. Dello stesso colore delle fiamme che si innalzano dalla pompa di benzina, che esplode.

3

Il ragazzo si volta verso la ragazza e sorride.

La Città non c’è più adesso, le sue dita l’hanno schiacciata. Dopotutto il mondo non è che percezione.

“Ti porterò cosi lontano che tutto ciò che vedrai sarà piccolo, infinitesimale. Guarderemo la morte in faccia e ne rideremo. Prenderemo il tessuto stesso della realtà e lo spaccheremo.

Tutto ciò che le persone pensano sia unito, dopo il nostro passaggio resteranno solo frantumi.”

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