mercoledì 21 gennaio 2015

provini - La lama prezzolata, Tiziano Fares

La Lama Prezzolata 

Tiziano Fares

cop Fares
 
L’aurora rischiarava le sagome dei palazzi della città. Iniziava ad albeggiare e una luce brillante rendeva tutto più definito, netto. La notte stava ritirando veloce il suo buio, come se il sole prepotente volesse scacciar via le tenebre. Elena socchiuse gli occhi e respirò a fondo l’aria ancora frizzante della notte.
“E’ ora di muoversi”, disse.

La timida luce che affiorava all’orizzonte si stava lentamente alzando ed Elena doveva fare in fretta. Riverso al centro della stanza con un pugnale conficcato nel collo vi era Gregor, governatore della città di Urus. Un’intera notte per penetrare nella villa senza essere notata dalle sentinelle e soltanto invece pochi attimi c’erano voluti per completare l’incarico che gli era stato assegnato il giorno precedente da quella strana figura incappucciata. Un efferato delitto per chiunque, ma non per Elena, la “Lama Prezzolata di Rivocorto”. Il pensiero della borsa d’oro che l’aspettava nel vicolo del porto era talmente ridondante nella mente della donna che, dirigendosi verso la finestra per calarsi giù nei giardini, urtò un mobile facendo cadere rovinosamente a terra un portagioie di cristallo. Fuori dalla porta subito si udirono i passi veloci delle sentinelle allarmate dal rumore ed Elena non avrebbe mai potuto affrontarle in uno scontro frontale sola contro più uomini e dunque non gli rimaneva altro che gettarsi giù dalla finestra.
Con tre passi fu subito al davanzale e con un salto si proiettò in picchiata. L’atterraggio non fu dei migliori ma la vita vale sicuramente di più di una caviglia malconcia e grazie alla sua scelta ardita di saltare riuscì ad uscire dalla villa. Con passo incerto dovuto al dolore alla caviglia Elena si diresse verso il porto dove ad attenderla ci sarebbe stato il mandante dell’omicidio con la borsa d’oro da lei tanto desiderata. Le strade ben presto divennero brulicanti di guardie che correvano su e giù come dei cani da caccia. Elena capì allora che la morte del governatore era ormai affare pubblico e decise di rallentare i suoi passi per poter meglio osservare dove si poteva o meno passare. Dopo un paio d’ore finalmente la donna giunse al vicolo del porto dove ad attenderla seduto su un barile c’era l’incappucciato che vedendola si alzò battendo le mani compiaciuto e disse: “Se vuoi un lavoro perfetto non c’è nessuno migliore della Lama Prezzolata!”. Estrasse allora da sotto la sua tunica una borsa piena d’oro e la porse ad Elena che con un gesto di intesa la prese. La bramosia di ricchezza era stata da sempre il punto debole di Elena ed anche questa volta, nel momento in cui prese la borsa, abbasso la guardia e quando si voltò l’incappucciato la colpì violentemente alla nuca facendola crollare rovinosamente a terra. Elena intontita girò il capo verso l’incappucciato che delicatamente scoprì il suo viso rivelando la sua identità: Token, il figlio del governatore.
Il colpo subito aveva fatto perdere i sensi ad Elena che si risvegliò soltanto poche ore più tardi in un’umida ed angusta cella. In pochi secondi mille e più pensieri affollarono la mente dell’assassina. Era stata incaricata dal figlio del governatore di uccidere il governatore stesso, ma la legge parlava chiaro in merito alla successione nel ruolo del governatore che doveva essere per voto e non per linea ereditaria e dunque non si capacitava del motivo per cui Token volesse la morte di suo padre Gregor perdendo così gran parte dei benefici che la posizione del padre gli recava. Non riuscendo a trovare una risposta ai suoi quesiti decise di rinviare la soluzione dell’enigma e rivolse la sua attenzione alla guardia assopita fuori dalla sua cella.
La guardia era un po’ avanti con gli anni ed il suo fisico grassoccio ne era una chiara dimostrazione. Elena fischiò rumorosamente e la guardia sobbalzò destata dal suo torpore ed esclamò: “Si è svegliata la bella addormentata! La Lama Prezzolata che tanto viene decantata che si fa catturare con tante belle monete del regno di Axon è veramente un brutto affare sai? Per fortuna che non durerà la tua sofferenza”. Finendo la frase il carceriere indicò la finestra sbarrata dalla quale si scorgeva il cortile esterno e nel cui mezzo era in allestimento una forca. Elena non aveva altra scelta, doveva fuggire ora per salvare la propria vita e per far luce sull’intrigo ordito da Token.
Ai suoi piedi giacevano dei resti umani nei quali spiccava un piccolo acuminato ossicino. La Lama si piegò su se stessa come per stirare la schiena dolorante e con un movimento rapido raccolse e strinse nel proprio pugno l’ossicino. La guardia non si era accorta di nulla e riprese a parlare: “Sai ragazzina per la tua bravata scoppierà una guerra. Token, il figlio del governatore, ha dichiarato lo stato di allarme e si è autoproclamato protettore della cittadella richiamando tutti i soldati alle armi per combattere quei luridi Axoniani e questo sai che vuol dire? Vuol dire che io, il vecchio Kerr, dovrò tornare a combattere una guerra e razza di sgualdrina credi che un vecchio come me possa farcela?” . Elena lo fissò negli occhi e gli rispose: “Non ti preoccupare vecchio non ci andrai in guerra”. Spostò leggermente il corpo in avanti guadagnando una posizione maggiormente aerodinamica di modo che il suo proiettile potesse viaggiare più velocemente, ritrasse brevemente la mano destra come un giocatore d’azzardo che si prepara a lanciare la sua ultima fiche e lasciò partire poi l’acuminato ossicino che in un attimo squarciò la gola di Kerr che cadde sanguinante davanti la cella.
Elena lo tirò a se cosi da poter prendere dalla sua cintura le chiavi della prigione e poter completare la sua fuga. Uscita dalla cella raccolse i suoi coltelli da lancio e il suo pugnale che erano tenuti da Kerr sulla scrivania e si diresse verso la porta quando sentì lo stesso Kerr con il suo ultimo goccio di vita sussurrare: “Che tu sia maledetta Lama. Hai condannato questa città e tutta la sua gente”.
 

Nessun commento:

Posta un commento