mercoledì 21 gennaio 2015

provini - Un giorno nuovo, Luisa Cagnassi


Un giorno nuovo
Luisa Cagnassi


“L’aurora rischiarava le sagome dei palazzi della città. Iniziava ad albeggiare e una luce brillante rendeva tutto più definito, netto. La notte stava ritirando veloce il suo buio, come se il sole prepotente volesse scacciar via le tenebre. Elena socchiuse gli occhi e respirò a fondo l’aria ancora frizzante della notte. <<E’ ora di muoversi>>, disse.”

Scese i quattro gradini dell’androne e si trovò fuori. Alloggiava in un monolocale mansardato, da cui poteva godere la suggestiva vista della città. La notte, annientata dalle prime luci dell’alba assumeva un fascino indescrivibile.

I vetri delle palazzine, riflettevano i primi bagliori, diffondendo tutt’intorno un barlume misterioso.

Elena infilò la chiave e aprì la portiera della sua vecchia Panda blu.

Inspirando a pieni polmoni l’aria fresca, la sua mente sembrò più lucida, tutto fu chiaro. I dubbi e le incertezze, svaniti come d’incanto.

I raggi del sole s’infilarono con invadenza nell’abitacolo. Elena strinse gli occhi che cominciavano a lacrimare.

Cinquantacinque anni, portati splendidamente. Ne dimostrava molti di meno.

Quella mattina le luci parevano invitarla a prendere una decisione: <<Sei ancora giovane>> si disse, <<perché dovresti porti dei limiti?>>

Scriveva poesie Elena. Un animo sensibile, le piaceva fermare le sue emozioni, lasciandole scorrere dalla tastiera al foglio bianco.

Iniziò a navigare su internet, per carpire qualche informazione in più. Poca esperienza in fatto di informatica, affrontò non poche difficoltà, di fronte al portatile che la figlia le aveva regalato. <Mamma, sei una donna in gamba, sono certa che saprai cavartela!> le aveva detto, leggendo le sue perplessità stampate sul volto.

Dovette darle ragione. Testarda, mise tutto l’impegno possibile per non sfigurare.

Pochi mesi addietro, raccolto un notevole numero di liriche, cominciò a prendere nota dai vari siti, delle e-mail di Case Editrici, interessate a pubblicare poesie. Ne spedì qualcuna.

Non lavorava Elena, da molti anni. Per accudire l’ex marito e la figlia, si era licenziata dalla profumeria che gestiva, essendo i titolari anziani. Una mansione impegnativa, che le consentiva di comunicare con persone di ogni genere e cultura.

Le mancava molto il lavoro. Toccò l’orlo della depressione. Solitudine interiore, assoluta impossibilità di condividere le sue sensazioni liberamente, di interagire.

Il traffico nel frattempo si era “acceso”, come la luce del sole che, alto, non la infastidiva più.

<<Signora Elena? Sono la segretaria di Edoardo B. della D-V Editrice. La faccio parlare con il responsabile.>> Telefonata, che un paio di mesi addietro, le aveva stravolto l’esistenza.

<<Pensò fosse uno scherzo. Stentava a dare un senso alle parole che giungevano all’auricolare.>> Attratta da una voce maschile, calda e sensuale, ascoltava incredula.

<< Elena, voglio complimentarmi per i contenuti che ho letto, molto profondi!>>

Nonostante fosse al telefono, cominciò a percepire insolite vampate di calore. Si sentì a disagio. <<Lei è molto gentile, sono felice le siano piaciute!>> Buttò lì, a caso. <<Dovremmo parlarne, decidere una pubblicazione, stilare i particolari del contratto>>, proseguì. Domandandole poi, se sarebbe stata disposta a incontrarlo a Roma.

<<Certo, non è a portata di mano, ma Frecciarossa riduce le distanze!>> replicò, soddisfatta per quella battuta spontanea. <<La chiamerò al più presto Elena, arrivederci!>>, promise lui.

Non c’era nulla di concreto nella telefonata, non un accenno a clausole contrattuali. Credibile? O la classica “bufala” per carpirle denaro?

<<Maledette rotatorie… ti bloccano! Basta un imbranato, non passi più!>> Si stava innervosendo. Man mano le tornavano alla mente i dettagli e cresceva la sua titubanza. Eppure le era sembrato tutto così chiaro, poco prima!

Aurora, la figlia, le aveva detto di non preoccuparsi. Se fosse stato necessario, l’avrebbe accompagnata. Le parve ridicolo, era abbastanza matura per presentarsi da sola.

Parcheggiata la vettura, salì sul treno. Scelse di sedere vicino al finestrino, ripassando nella mente, il suo progetto, per controllare l’emozione.

<<Hai una voce stupenda!>> Le aveva sussurrato Edoardo con tono confidenziale.

<<Mi leggi qualche verso?>> Panico. Oddio, quale scegliere? Per non apparire infantile, scelse, impostando la voce, una lirica ispirata alla passione di coppia. Vi si buttò capofitto, senza riflettere. <<Meravigliosa, la tua voce è calda come una carezza!>>

Le giunse inaspettato il complimento, ai primi versi. Il tono, pacato e provocante, l’aveva scossa. Ebbe la sensazione di percepire addosso, il fiato del suo interlocutore, di essere investita dal calore del suo corpo. Si rese conto di aver fatto una scelta inopportuna. Non riusciva a connettere. Il cuore prese a pulsarle all’impazzata. Un’esplosione dei sensi.

Edoardo, successivamente, l’aveva chiamata più volte. Il loro dialogo sempre più confidenziale. Scoprì anche che fosse molto più giovane di lei.

<< Lasciami andare, non sono la donna per te!>> Lo supplicò un giorno. <<L’emozione non ha tempo!>> replicò l’uomo. Si era invaghito, ossessionato dal desiderio di conoscere una donna tanto diversa, da smuovere le sue corde emotive. Elena provava la stessa curiosità, si era lasciata sopraffare dalla situazione.

La fantasia di Elena non conosceva freni, volava. Infatuata, aveva smarrito il senso della realtà, ormai.

Niente scambio di fotografie, preferendo la sorpresa dell’incontro. Possibile sentirsi travolti da un sentimento così forte, causato dalla sensibilità d’animo? Attrazione, illusione?

Scese dal treno pervasa dall’ansia. Immersa tra la folla, lo sguardo intento a cercare Edoardo.

Un tonfo al cuore! Si riconobbero all’istante, i volti aperti a un sorriso eloquente. Liberi, senza porsi domande, la percezione di iniziare insieme un cammino fatto di luce.

Come gli albori di quel mattino che, annientando il buio delle tenebre, avevano dato vita a un giorno nuovo.

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